Fontinalia 2014
Fontinalia 2014
Fontinalia
Fons Perennis, seguendo il ritmo ciclico stabilito dal proprio calendario, organizza la visita al ninfeo di Egeria in occasione della festività dei Fontinalia, in onore del Dio Fons.
La ninfa Egeria rappresenta sia una fonte di ispirazione che di purificazione. Seguendo l’esempio del secondo Re di Roma, Fons perennis riconosce infatti come possibile, anche se estremamente difficile, la possibilità di entrare in contatto con questo tipo di entità. Naturalmente presupposto minimo è un certo grado di purezza e di sensibilità. Il periodo dell’anno scelto per questa attività, solitamente la seconda settimana di ottobre, è propizio per l’uomo che, dopo le battaglie dell’estate e i relativi eventuali frutti ottenuti e goduti, anche grazie alla precedente e necessaria preparazione invernale, torna a volgere lo sguardo all’interno di se stesso. La natura lentamente si ritira (seppure le bellissime giornate di ottobre celano questo fenomeno) e rafforza le radici per affrontare il duro inverno. Ugualmente l’uomo può armonizzarsi con questo ritmo cosmico per utilizzare al meglio tutte le proprie potenzialità. Determinati atti vengono ripetuti con ritmo e costanza, anno dopo anno. La mente, che normalmente tutto giudica e filtra seguendo i propri parametri egoistici, lentamente perde interesse, annoiata e sfiancata dalla ripetitività, cedendo spazio al cuore pulsante che recupera il controllo dell’uomo. E’ possibile allora il determinarsi di aperture ed entrare in contatto con queste fantastiche creature.
E’ un sapere antico, cancellato dalle imperanti forme religiose plebee che vogliono coprire e cancellare tutto quello che riporti l’uomo verso piani superiori, etichettandolo come un peccato mortale dell’orgoglio.
Per trasmettere questo genere di impressioni anche alle future generazioni, contemporaneamente sarà presente il gruppo giovanile A.G.I.R.E. con i suoi più o meno piccoli ragazzi. Fons Perennis ricorda loro che fate e ninfe esistono tutt’ora, ma il cuore di pietra impedisce agli uomini di vederle. Allora lasciamo sognare i bimbi, cullati da racconti di maghi e bionde fate, affinché possano anch’essi un giorno avere la possibilità di rifiutare la descrizione dell’uomo fatto di soldi e materia, per abbracciare la visione tradizionale della terra, animata da forze e popolata da moltissime creature.
Alcuni estratti su Numa Pompilio, II Re di Roma:
Roma era stata fondata da 37 anni quando Romolo scomparve in una nuvola prodigiosa. Si aprì subito una discordia fra Latini e Sabini per la scelta del nuovo re.
Infine le due parti (Romani e Sabini) per trovare un re, si accordarono che ciascuna parte ne proponesse uno appartenente all'altra. I Romani scelsero per primi ed indicarono Numa Pompilio, la cui fama di saggezza era tale che i Sabini accettarono senz'altro la scelta. Numa non viveva a Roma e furono invitati messi per invitarlo ad accettare il regno.
Numa si era sempre dedicato allo studio, alla meditazione, alle pratiche religiose, conducendo una vita riservata e frugale. Era noto dunque per essere uomo di provata fede ed esperto conoscitore delle leggi divine, da cui gli derivò l'appellativo di Pius.
La nascita di Numa era avvenuta esattamente nel giorno della fondazione di Roma, particolare questo in cui i Romani vedevano un segno indecifrabile della volontà degli Dei. Numa Pompilio aveva circa quaranta anni quando gli ambasciatori si recarono da lui. La delegazione che raggiunse Numa per proporgli di diventare Re ricevette inaspettatamente un cortese ma fermo rifiuto: il quarantenne Numa era troppo innamorato dei suoi studi e della pace agreste per accettare di buon grado le responsabilità del governo di una comunità così recente e turbolenta.
Fu necessaria una lunga opera di persuasione da parte degli ambasciatori e di un parente di Numa di nome Marcio per convincere il prescelto ad accettare il regno: a vincere la sua resistenza forse fu l'idea che come re avrebbe avuto maggiori possibilità di rendere onore agli dei e di far del bene agli uomini.
Numa infine accettò e si trasferì a Roma dove fu accolto con entusiasmo mentre la sua elezione veniva confermata con una votazione popolare. Scrupoloso com'era nella devozione, volle consultare anche il volere divino e si fece accompagnare dai sacerdoti sul Campidoglio dove furono tratti auspici favorevoli dal volo degli uccelli e finalmente la folla riuscì ad acclamare il nuovo re.
Numa continuò comunque a frequentare boschi sacri e luoghi di devozione, spesso di notte. In questi boschi la leggenda vuole che incontrasse la ninfa Egeria che si innamorò di lui e divenne sua sposa e consigliera durante i ritiri spirituali che il re si concedeva per meditare sui gravosi compiti del suo mandato, conferendo al suo operato la convalida di una partecipazione divina.
Durante l'ottavo anno del regno, Numa aveva concentrato tutta la devozione sua e del popolo in solenni rituali volti ad allontanare la brutta pestilenza che affliggeva Roma, provocata dai fulmini scagliati da Giove adirato.
Numa consultò Egeria e questa gli consigliò di rivolgersi a Pico e Fauno, personaggi della più antica mitologia italica: tuttavia questi numi silvestri dalla natura selvatica e poco socievole avrebbero aiutato il re solo se costretti con la forza. Astutamente Numa li attirò con offerte di vino per catturarli addormentati dopo le libagioni e li costrinse a recitare un rituale misterioso che aveva l'arcano potere di far scendere sulla terra Giove in persona.
Terribile apparizione quella del signore degli Dèi, Numa chiede a Giove come placare il fulmine:
-Taglia una testa - sentenzia Giove.
- Taglierò una cipolla cavata dei miei orti - interpreta allora Numa, celebre per essere un uomo mite.
- Una testa d'uomo - precisa il dio nel tentativo di mettere il re in difficoltà.
Numa non si lascia imbrogliare e replica:
- Taglierò allora la cima di un capello -
Giove insiste, chiedendo al re il sacrificio di una vita.
- Ucciderò un pesce…- risponde caparbio Numa.
Giove, per nulla offeso, ride dell'arguzia del re che non ritiene consono alla sua dignità un sacrificio umano e gli rivela il rituale segreto da compiere per difendersi dai fulmini.
Ai romani increduli, Numa dimostra, il giorno successivo, di aver ottenuto la grazia di Giove invocando il dio davanti alla folla riunita.
Sotto lo sguardo attonito dei presenti un fulmine squarcia il cielo e uno strano scudo, con degli incavi laterali, cade a terra inviato da Giove. Per confondere eventuali ladri ed evitare che la preziosa testimonianza divina venga trafugata, Numa incarica il fabbro Veturio Mamurio di eseguire undici copie identiche dello scudo. I Salii ne divengono i custodi, continuando nei secoli a portarle in processione. Inoltre, secondo la Ninfa Egeria, esso era il pegno del Dio che assicurava i trionfi di Roma: fino a che fosse stato custodito e sacro la città avrebbe vinto tutti i nemici. La leggenda narra che la ninfa, al momento del trapasso del Re, distrutta dal dolore, si sciolse in lacrime dando vita alla fonte Egeria, ancora presente a Roma.
I Sabini, ai quali Numa apparteneva, si dicevano di origine spartana.
A Numa Pompilio si attribuisce anche l'istituzione dei Pontefici e la consacrazione delle Vestali. Queste avevano il compito di custodire il fuoco perpetuo nel tempio di Vesta ed erano legate al voto di verginità. Venivano scelte giovanissime ed il loro ufficio durava 30 anni. Nei primi 10, da novizie, imparavano a svolgere le loro funzioni, nei dieci successivi le svolgevano e negli ultimi dieci insegnavano alle novizie.
Le Vestali godevano di grandi onori e di particolari prerogative di solito negate alle donne o concesse soltanto alle madri di tre figli, come la possibilità di fare testamento mentre il padre era in vita e quella di compiere atti legali senza tutori. Per contro le loro mancanze erano severamente punite dal Pontefice Massimo. Colpa suprema per una vestale era considerata la perdita della verginità: chi se ne macchiava era sepolta viva presso Porta Collina al termine di una cerimonia lugubre alla quale la folla assisteva in assoluto silenzio.
Si attribuisce a Numa Pompilio anche la costruzione del tempio circolare di Vesta. Numa edificò la propria reggia presso il tempio di Vesta. Vi trascorreva molto tempo istruendo i sacerdoti e meditando. Faceva precedere i cortei dei sacerdoti da littori che intimavano il silenzio ed il raccoglimento, convinto della necessità che il culto non dovesse essere osservato in modo superficiale.
Fra le molte istituzioni religiose attribuite a re Numa Pompilio, Plutarco ricorda ancora quella dei Feziali.
I Feziali erano dei magistrati - sacerdoti la cui funzione era quella di trattare con i popoli vicini per evitare la guerra, nonché di aprire le ostilità quando vedevano falliti i propri tentativi di conciliazione. Si credeva che una guerra iniziata senza il consenso dei Feziali o contro la loro volontà sarebbe stata nefasta ed ingiusta.
Numa antepose Gennaio e Febbraio a Marzo, secondo Plutarco perchè tendeva sempre a dar maggior rilievo ai valori civili e religiosi piuttosto che a quelli militari. Gennaio era infatti dedicato a Giano ed il nome di Febbraio significa in sostanza " purificatorio ".
A Giano venne dedicato il famoso tempio delle "porte della guerra " che veniva chiuso solo in tempo di pace. Le porte, dopo Numa Pompilio, furono chiuse solo due volte, nel 235 a.c. durante il consolato di Attilio Bulbo e di Tito Manlio Torquato e durante l'impero di Augusto.
Sotto Numa Pompilio invece le porte di Giano rimasero chiuse ininterrottamente per tutti i 43 anni del suo regno. La tradizione vuole che Numa avesse istituito, tra l'altro, anche la Festa di Quirino e la Festa di Marte. La prima festa si celebrava a febbraio, mentre la festa dedicata a Marte si celebrava a marzo, e veniva officiata dai Salii.
12/10/2014